Lavare le mani ci sembra oggi un gesto semplice, quotidiano e scontato per una buona igiene, in realtà è stata una scoperta tanto geniale quanto incompresa.
Oggi è nota a tutti l’importanza di una corretta igiene per prevenire la proliferazione di batteri e il contagio di malattie infettive, ma da quando il gesto di lavare le mani è entrato a far parte della prassi medica?
Sembra incredibile, eppure possiamo affermare che l’importanza del lavare le mani in medicina è stata una vera e propria scoperta scientifica, opera di un medico tanto illuminato quanto deriso per questa sua intuizione.
Si tratta di Ignaz Semmelweis (1818 – 1865), un medico ungherese divenuto celebre per i suoi importanti contributi nelle ricerche sulla prevenzione della mortalità puerperale e delle trasmissioni batteriche da contatto.
Febbre puerperale: l’intuizione di Semmelweis
Dopo la laurea in Chirurgia e Ostetricia, conseguita nel 1844, Semmelweis ottenne l’incarico di assistente del direttore della clinica ostetrica dell’Ospedale di Vienna.
All’epoca, nonostante il reparto utilizzasse le più avanzate tecniche mediche, risultava altissimo il tasso di mortalità delle puerpere, che dopo il parto frequentemente si ammalavano di una febbre difficile da debellare.
Semmelweis si interrogò sulle cause di questa febbre e notò un fatto curioso: gli episodi di mortalità diminuivano nettamente quando nella clinica le puerpere non erano assistite da medici (all’epoca solo uomini), ma solo da infermiere donne.
Qual era dunque la differenza tra infermiere e medici che lavorano nella clinica?
Le infermiere non praticavano le dissezioni di cadaveri come i medici e Semmelweis si rese conto questi spesso passavano dallo studio autoptico alla sala parto senza prima lavarsi le mani.
Inoltre accadde che un collega medico, dopo essersi ferito durante un’autopsia, si ammalò di una febbre molto simile a quella puerperale, che lo portò alla morte.
Semmelweis si convinse così di una correlazione tra i due fatti e compì un esperimento per ottenere conferme da dati scientifici. Nella clinica per alcuni mesi tutti i medici ebbero l’obbligo di lavare le mani con l’ipoclorito di calcio prima di passare dalla procedura di autopsia dei cadaveri all’assistenza al parto.
Lavare le mani per salvare delle vite
I risultati furono subito chiari: con queste precauzioni le morti per febbre puerperale diminuirono in modo inequivocabile.
Vengono così confermati i sospetti di Semmelweis: il contagio è correlato alla scarsa igiene. È una grande scoperta, molte vite possono essere salvate con un semplice gesto, ma non viene compresa dai colleghi perché fondata su qualcosa che (ancora) non era possibile vedere.
La teoria venne considerata fantasiosa e irrazionale: era assurdo pensare di doversi lavare le mani per eliminare qualcosa che di non visibile ed era anche offensivo accusare i medici di scarsa igiene e di essere causa di morte, proprio loro che con quelle stesse mani salvavano moltissime vite.
Semmelweis continuò con ostinazione a cercare prove delle sue intuizioni, ma non trovando consensi nel mondo accademico le sue idee lo ossessionarono fino al delirio e concluse la sua vita in un istituto per malati mentali.
Creduto pazzo e deriso per le sue considerazioni, solo pochi anni dopo grazie alla scoperta dei microbi di Pasteur, l’igiene venne considerata così importante che Joseph Lister istituì perfino le prime procedure antisepsi.
Curiosità su Ignaz Semmelweis
- Nel 2013 l’UNESCO ha inserito alcune sue scoperte nel Registro della Memoria del Mondo.
- È noto come “il salvatore delle madri” per gli studi sulla febbre puerperale.
- L’Università di Budapest dal 1969 è stata intitolata “Università Semmelweis” in suo onore.
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