Per Un Anno d’Arte sono ora in esposizione presso lo Studio Hazen di Pordenone le opere realizzate da Angelo Toppazzini.
Per conoscere meglio questo artista, lasciamo ora la parola alla dott.ssa Alessandra Santin, che ha affiancato l’arch. Pier Appoloni nella curatela di questa esposizione.

Sono racconti stratificati le opere di Angelo Toppazzini
Hanno come punto di partenza lo sguardo dell’artista, uno sguardo leopardiano, mai solo oggettivo e mai solo materialista: una visione, la sua, aperta al processo del Tempo gettato sull’apparente immobilità del presente.
I muri moderni o gli intonaci antichi, le pareti solide di case, castelli e palazzi accolgono, come un lascito prezioso, il linguaggio cifrato del Tempo che l’artista invita a riconoscere ed interpretare.
E’ possibile svelare, per Toppazzini, l’andamento degli eventi quotidiani e dei fatti più salienti della Storia quando la struttura cronologica stratificata si sfrangia in sedimenti liberi. Le tracce da afferrare sono testimonianze preziose, sono presenze e rifrazioni, sono scritture in cui risiede il processo della metamorfosi che tanto interessa l’artista: grafie, incisioni, fotografie, materiale pubblicitario, resti di lavorazione o rifiuti commerciali, lettere, numeri e simboli, tutto ritorna in forma poetica a testimoniare istanti, dimensioni, fatti…
“L’essenziale è cogliere e salvaguardare quanto affiora, sottrarlo al presente odierno, deputato alla consunzione o allo spreco, alla cancellazione che rappresenta una delle caratteristiche più rischiose del Contemporaneo. In esso non trova spazio la memoria, indispensabile alla conservazione e al superamento del passato.”
– Angelo Toppazzini –
La misura di Cronos si confronta con quanto di più instabile esiste, ciò che senza l’intervento umano non perdura. La durata si arrende alle forme dell’incanto dell’arte e trasforma l’istante in eternità.

Il concetto di storia
Ma la ricerca poetica dell’artista non si accontenta del processo realistico del quotidiano, si confronta con i temi della Storia nelle visioni che la mente propone a livello mnemonico: le schegge o gli echi del tempo andato intervengono ancora, per trascendere i pericoli della nostalgia che da sola impedirebbe l’innovazione e il cambiamento.
Angelo Toppazzini canta il senso del tempo nuovo, adeguando i propri lavori ad un palinsesto complesso e reversibile, nel quale il passato reclama la sua contemporaneità a partire dall’immanenza per suggerire strade mai percorse, soluzioni ancora non sperimentate. Il presente e il futuro si collegano proprio nel punto in cui il passato mostra i suoi momenti ancora vitali e «inestinti», per inverare la speranza, realizzarne la promessa.
La nozione di Storia, che interessa ad Angelo Toppazzini, contiene la durata e l’intermittenza, l’alternanza di quantitativo e qualitativo, l’accoglienza della continuità e del prospettivismo che preparano la fine della Storia già nota, per spalancare gli orizzonti a quanto non è ancora mai accaduto, al rinnovamento, alla scoperta di prospettive inedite.
Il Nuovo, fenomeno fisico o concetto filosofico mai assoluto, rappresenta quella forza che l’Umanità non è ancora riuscita a conoscere né, forse, a comprendere fino in fondo.

La ricerca del senso
L’arte di Angelo Toppazzini trova nella bellezza armonica e nello scontro tra opposti, nel volo e nel disequilibrio, le possibili manifestazioni del senso della vita.
Ecco le forme irregolari di cementi e lastre di acciaio disporsi secondo diagonali, incidenze, linee oblique, trasversalità.
Secondo Heidegger l’essenza della vita umana, lo scorrere del tempo che ha da sempre affascinato l’individuo, ha cominciato a ossessionare l’uomo soltanto con l’avvento della civiltà industriale, che lo ha sradicato dai cicli naturali. In continuità con questo sentire i contenuti prediletti da Angelo Toppazzini sono le radici millenarie della Natura che si manifesta nei tralci di vite, nei campi arati delle campagne friulane, stravolte anche dall’attuale rivoluzione informatica e digitale, che ha ulteriormente accelerato lo scorrere del tempo, frammentando ulteriormente l’esistenza umana.
Molte considerazioni possono essere fatte sul tema in quest’inizio di Terzo Millennio, ed è particolarmente interessante riscoprire come il Tempo ha segnato il Novecento e soprattutto come l’arte lo ha impiegato.
Le suggestioni e i suggerimenti, le teorie artistiche sulla relazione a tratti anche conflittuale, fra il Tempo e lo Spazio, su come lo scorrere del primo modifichi il secondo o viceversa stanno alla base della complessa ricerca di Angelo Toppazzini, affascinante per come stimola l’osservatore, trasportandolo su dimensioni universali, caratterizzate da una pluralità di linguaggi e di artisti che hanno concorso allo sviluppo e al cambiamento, già si diceva, della storia del Novecento e del nostro presente. In fondo, il tempo lo si può misurare soltanto in maniera indiretta, e il susseguirsi della sequenza di opere d’arte di Angelo Toppazzini lascia la sensazione dell’importanza dello scorrere di questa forza invisibile, del Tempo nella sua sede, motore di cambiamento, autore di bellezze mai del tutto esplorate, riconosciute, esposte.
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